educazione sessualeMi capita spesso di pensare, quando vedo una donna in consulenza: Peccato non averla incontrata 10 o 15 anni fà, sarebbe stato più facile sostenerla già allora ed evitare anni di sofferenze e interventi inutili o dannosi…!”

E ora, dopo tanti anni di lavoro con gli adulti: donne, coppie, professionisti, riprendo maggiormente a lavorare con i giovani: bambini e ragazzi.

A scuola ho visto un grande bisogno di favorire uno spazio di ascolto e di confronto sulle tematiche legate al corpo, alla sessualità, alla fertilità, all’autostima e alle relazioni, ma anche la necessità di portare chiarezza e informazioni valide, e di fare prevenzione della salute e del benessere con un occhio attento.

Per esempio, ho riscontrato nei bambini di 10-11 anni una fortissima percentuale di bruciori alla minzione, sintomo che non bevono, e che favorire l’idratazione dovrebbe essere una priorità educativa degli adulti che li circondano.

Il tema che più mi pone questione, e di cui mi preme parlare oggi, è quello del consenso.
Se ne parla molto, ma le modalità di spiegazione e educazione che ho visto sull’argomento non mi hanno molto convinta, sopratutto quando si rivolgono ai piu piccoli.
Mi lasciano un senso di amaro in bocca. E mi chiedo sinceramente se lo spiegare che si può dire di SI o di NO sia efficace nella prevenzione degli abusi, e nel favorire il rispetto di sé e dell’altro, non solo in ambito relazionale o sessuale ma anche in altri ambiti come quello medico-sanitario.

Il tema del consenso è molto collegato a quello dell’ascolto e del rispetto:
* Ascolto dei segnali del proprio corpo.
* Ascolto della comunicazione verbale e non verbale dell’altro.
* Rispetto della mia integrità psicofisica ed emotiva.
* Rispetto del mio spazio che non può essere invaso ne violato, senza conseguenze.
* Autostima e relazione con l’altro.
* Riconoscenza della relazione di potere quando c’è una disparità di età, di ruolo, ecc.

Personalmente, ho dovuto sviluppare queste capacità con un lavoro interiore e corporeo di 2 decenni. E lo vedo anche intorno a me: togliamo strato su strato di memorie collettive ed inter-generazionali, di blocchi personali e/o familiari, in una ricerca di riappropriazione della propria potenza personale, quella che non schiaccia ma è presente, e lascia libero l’altro nel rispetto di tutti quanti.

Come tradurre tutto ciò ai giovani, nella totale onestà, senza spaventare o bloccare, è una bella sfida!

Una sfida che accolgo, con una proposta di fare educazione non solo a parole, ma integrando l’ascolto del corpo e con delle modalità attivanti e giocose.

Propongo ai genitori e insegnanti di Genova di rilevare questa sfida insieme a me: trovi la proposta di percorsi qui, che possono essere svolti nelle scuole o nelle associazioni su richiesta, durante l’anno scolastico.

Augurandoti un’estate felice,
Cecilia Gautier

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